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    Il video editing è uno dei compiti più impegnativi che può svolgere un computer. Un moderno programma per il montaggio di video come Adobe Premiere, Final Cut Pro X o iMovie (disponibili esclusivamente per ambiente Mac), richiede elevate prestazioni dal processore, dalla memoria RAM, dalla GPU (se si utilizza un acceleratore grafico), così come dall’unità di archiviazione.

    La scelta di una soluzione di storage più adatta alle proprie esigenze, tuttavia, può dimostrarsi più ardua di quel che si pensa. A differenza degli altri componenti prima elencati, infatti, la scelta dell’unità di archiviazione richiede una particolare attenzione, in quanto ci sono più compromessi coinvolti.

    Le unità più capienti non sono sempre le più veloci, e le velocità possono variare molto a seconda del modello preso in considerazione.

    Questa guida, quindi, è stata creata per selezionare l’unità di memorizzazione che meglio si offre alla realizzazione di montaggi video amatoriali o professionali.

    Di quanta capacità si ha bisogno?

    Chi lavora su YouTube e possiede un’attrezzatura particolarmente datata, o semplicemente poco potente, sa come possono essere frustanti i lag che si incontrano nella riproduzione dei file e i continui rallentamenti nella fase di editing.

    Questi, nella maggior parte dei casi, sono dovuti all’unità di archiviazione di massa, che non dispone di capacità e velocità sufficienti per elaborare una grossa mole di dati, oppure se si sta utilizzando la stessa unità in cui risiede il sistema operativo.

    Si possono riscontrare rallentamenti quando l’editing prevede molte sovrapposizioni di testo, transizioni e filtri applicati. Inoltre, giocano un ruolo importante nella fluidità del rendering anche il numero di layer sovrapposti.

    Il primo passo nella scelta di un’unità di memorizzazione, quindi, è quello di determinare la quantità di spazio di archiviazione necessaria per effettuare il rendering dei video e immagazzinarli in memoria. I fattori più determinanti sono sicuramente quello dei codec e quello della risoluzione che si sta adottando, dal momento che la quantità di spazio utilizzata dai software video varia a seconda dei codec utilizzati per la codifica dei video.

    Ad esempio, ProRes HQ, un codec di editing molto popolare, occupa circa 112GB in un’ora di registrazione, mentre AVCHD 1080p occupa solo 11GB nello stesso lasso di tempo.

    Sempre in riferimento ai codec, inoltre, è molto importante non confondere i bit con i byte, ovvero il bandwitch di immagazzinamento dati. La maggior parte dei codec valutano la loro velocità in bit per secondo, mentre la maggior parte degli hard disk pubblicano le loro velocità in byte al secondo.

    Prima di elencare nello specifico i vari supporti di memorizzazione e le caratteristiche che li accompagnano, però, è necessaria fare una piccola precisazione. La grande maggioranza dei computer desktop e dei laptop vengono venduti con una singola unità integrata, dove risiede anche il sistema operativo.

    A prescindere dalla quantità di memoria di cui si necessità, quindi, è fortemente sconsigliato effettuare dei montaggi video utilizzando la memoria principale, ovvero dove risiedono i file di sistema, poichè il sistema operativo per funzionare richiede continui accessi al disco, influenzando di molto le prestazioni in fase dell’editing.

    Quale supporto scegliere?

    Se si dispone dello spazio sufficiente per ospitare un disco interno nel proprio computer, oltre a quello riservato al sistema, o se vi è uno slot libero nel caso dei portatili, la soluzione migliore è di optare per un singolo disco con alta capacità di immagazzinamento, come 2 o 4 Terabyte, anziché acquistare un hard disk esterno.

    Questo perchè gli hard disk interni offrono un’efficienza nettamente maggiore, sia grazie all’interfaccia SATA 6 GB/s e sia grazie alla velocità di rotazione dei piatti che raggiunge i 7200 rpm (giri al minuto).

    Tuttavia, se non si ha spazio a sufficienza, si può sempre optare per un disco rigido esterno che, tra le altre cose, solitamente risulta anche più conveniente. In questo caso un disco esterno risulta compatibile con qualsiasi sistema (Windows – Mac – Linux) e offre diverse velocità di trasferimento, che variano a seconda dell’interfaccia utilizzata.

    Una delle interfacce più utilizzate è sicuramente la porta seriale USB 3.0, che ormai risulta presente su qualsiasi dispositivo. Tuttavia, esistono supporti esterni che grazie ad estremamente veloci, come la Thunderbolt o la eSatainterfacce, raggiungono velocità di trasferimento fino a 20 Gb/s teoricamente (vedremo più in basso cosa intendo).

    Unità singola da 3,5”

    Se si prevede la modifica di contenuti ad alta risoluzione fino al Full HD, senza però utilizzare la modalità multicam o il rendering in tempo reale, un disco tradizionale da 3,5”, da implementare nel proprio PC esclusivamente come unità di archiviazione, soddisferà adeguatamente le proprie esigenze.

    Gli attuali hard disk di fascia alta offrono una velocità di rotazione dei piatti di 7200rpm, che garantisce in media una velocità di 150Mb/s o superiore, con capacità che possono addirittura superare i 5 terabyte.

    Fra tutti gli hard disk attualmente commercializzati, alcuni tra quelli che offrono un maggior rapporto qualità/prezzo e un’alta longevità sono il Western DIgital Caviar Black da 4TB, il Seagate Barracuda da 3TB e l’Hitachi Deskstar da 4TB. Le unità in questione offrono una velocità di poco superiore ai 150 Mb/s, sufficiente per l’editing video di grosse dimensioni in HD.

    Unità SSD: la velocità prima di tutto!

    Le unità SSD (solid state drive) hanno la reputazione di essere molto più veloci rispetto alle unità a disco rigido. A parte la loro velocità, il loro vantaggio principale è la capacità di caricare istantaneamente ogni tipo di file, velocizzando così l’apertura, il montaggio e il salvataggio dei propri video.

    Una o più unità SSD da implementare nel proprio sistema risultano la scelta migliore se si desidera la massima performance relativamente allo storage e se si lavora con file di grandi dimensioni e risoluzione.

    Tuttavia, anche se tali supporti offrono velocità molto considerevoli, solitamente intorno ai 400MB/s, il prezzo per GB è notevolmente superiore rispetto ad un disco rigido tradizionale.

    In definitiva, se il denaro non è un problema, si possono trovare anche SSD di grandi dimensioni e se ne possono installare anche più di uno. In caso contrario, se si ha bisogno di velocità e capienza superiore rispetto ad un singolo hard disk, una configurazione RAID può risultare una scelta azzeccata.

    RAID 0, RAID 1, RAID 5 – Quale scegliere?

    Se l’unità dedicata all’editing non risulta abbastanza veloce, e si ha bisogno di più spazio di archiviazione rispetto a quello offerto da un SSD, si può utilizzare una configurazione RAID per aumentare la velocità e, volendo, proteggere i dati contemporaneamente.

    Si può effettuare una configurazione RAID con almeno due hard disk interni, ed è possibile farlo sia tramite software e sia utilizzando un connettore hardware.

    Quando si configura un sistema RAID, tuttavia, tutte le unità devono essere delle stesse dimensioni e, per le migliori prestazioni, dovrebbero avere (almeno in linea teorica) le stesse velocità. Se possibile, è consigliabile utilizzare gli stessi modelli di hard disk.

    Si possono ottenere le seguenti configurazioni:

    • RAID 0: se si punta solo alla velocità una configurazione RAID 0 rappresenta la scelta migliore. Si possono configurare solo due unità, in modo da raddoppiare sia la velocità di trasferimento e sia la capacità. Il lato negativo del RAID 0 è che non vi è alcuna ridondanza dei dati, quindi in caso di guasto, si perdono tutti i dati immagazzinati su entrambi gli hard disk.
    • RAID 1: se fra le proprie priorità, invece, rientra la sicurezza dei dati, evitando così di perdere il duro lavoro effettuato, questa configurazione è quella giusta. Il RAID 1 si occupa sollo della ridondanza dei dati, trascurando la velocità e la capacità degli hard disk interconnessi.
    • RAID 5: questa è probabilmente la scelta più popolare per chi fa dei montaggi video il proprio mestiere. Una configurazione RAID 5 offre una velocità di trasferimento nettamente superiore a quella di un singolo disco (anche se non eguaglia quella ottenuta col RAID 0), con il vantaggio di avere una protezione contro gli errori del disco.

    L’unico svantaggio di questa configurazione è rappresentato dal numero di dischi che bisogna connettere fra di loro. Infatti per attuarla c’è bisogno di almeno 4 unità, di cui una si occupa esclusivamente della ridondanza dei dati. Da ciò si può concludere che tale configurazione richiede un impatto economico davvero considerevole.

    Le unità esterne e le interfacce utilizzate

    Come già accennato, se non si dispone di spazio a sufficienza per l’implementazione di ulteriori unità interne, l’unica soluzione è optare per un disco esterno. Anche le performance dei dischi esterni sono valutate in base a due fattori: velocità del disco, espressa in rpm e in Mb/s, e l’interfaccia adottata per il collegamento al computer o ad altri dispositivi.

    A volte i produttori di hard disk esterni pubblicizzano la velocità dell’interfaccia come se fosse la velocità dell’hard disk stesso, anche se non è così.

    Infatti, l’interfaccia non determina principalmente la velocità massima consentita con cui un’unità potrebbe funzionare. Se un disco, ad esempio, è più lento di un’interfaccia, non ci sarà alcun beneficio (stessa cosa anche in caso contrario). Di seguito, quindi, è riportato un elenco delle diverse interfacce e le relative velocità di trasmissione.

    “USB 2.0”: questa è una vecchia interfaccia, anche se risulta ancora utilizzata in macchine un po’ datate, di cui la velocità massima teorica varia tra i 50 Mb/s ai 400 Mb/s. Tuttavia, le prestazioni delle porte seriali 2.0 sono nettamente inferiore rispetto al massimale teorico dichiarato. Utilizzare questo tipo di interfaccia è praticamente inutile nell’editing dei video, soprattutto se si opera con risoluzioni che superano i 720p.

    “Firewire 800”: anche quest’interfaccia ha un bel po’ di anni sulle spalle, ma può essere utilizzata come alternativa alla USB 2.0, poichè offre una velocità di trasferimento leggermente superiore. Firewire 800 ha una velocità di trasmissione teorica che varia dai 100 Mb/s ai 900 Mb/s. E’ consigliata per il trasferimento di file di piccole-medie dimensioni, ma non risulta adatta all’editing continuo.

    “USB 3.0”: quest’interfaccia ha sostituito le ormai rodate USB 2.0 ed molto, molto più veloce. La velocità massima di trasferimento teorica varia dai 500 Mb/s ai 5 GB/s. Tuttavia, per raggiungere una velocità così elevata, sia il computer che l’unità devono supportare la modalità “SCSI(UAS)”.

    Se uno dei due dispositivi non utilizza tale modalità, le prestazioni di un’interfaccia USB 3.0 risultano simili ad una eSATA, oppure simili ad una configurazione degli hard disk in RAID 0.

    “eSATA”: si tratta essenzialmente di un connettore SATA 2 esterno ed ha una velocità massima di trasferimento di 1 Gb/s. eSata è in grado di trasferire in modo affidabile una grossa mole di dati, rappresentando una buona alternativa ad una configurazione in RAID 0.

    “Thunderbolt”: questa è una delle interfacce più veloci attualmente disponibili. “Thunderbolt 1” funziona fino a 10 Gb/s, con una velocità minima teorica di 1 GB/s. La sua versione successiva, invece, (“Thunderbolt 2”) supporta una velocità ancora maggiore, che eguaglia i 20 Gb/s.

    Queste velocità astronomiche sono di gran lunga superiori a quelle di qualsiasi singola unità, inclusi gli SSD con interfaccia PCI-Express. Se si utilizzano prevalentemente unità esterne a stato solido o configurazioni RAID, un’intefaccia Thunderbolt rappresenta la migliore soluzione, anche se i costi per tali soluzioni risultano ancora molto elevati.