Youtube può senza dubbio essere una fonte di traffico incredibile per il proprio sito web, sia che si parli di piccole aziende, che di grandi aziende o anche singoli professionisti.
Con oltre un miliardo di spettatori a livello mondiale che ogni giorno si connettono alla piattaforma per consumare contenuti di ogni tipo, dal semplice intrattenimento fino a video informativi, è inevitabile guardare a questa piattaforma per cercare potenziali clienti dei nostri prodotti o servizi.
Ogni giorno lavoro con aziende e professionisti proprio con questo scopo in mente: ossia creare contenuti che saranno visti da potenziali clienti al fine di educarli, intrattenerli e soprattutto invogliarli a visitare il sito web del professionista o azienda.
IL CONFLITTO DI INTERESSI
Tuttavia in tutto questo c’è una grossa sfida da affrontare, o per meglio dire un conflitto di interessi. Cosa intendo? Semplice. Tutto deriva dagli obiettivi che hanno le due parti coinvolte: Youtube da una parte e l’azienda o il professionista dall’altra.
Il primo essendo un business che ottiene i propri ricavi dalle campagne pubblicitarie che gli inserzionisti creano sulla piattaforma, e la seconda che invece si guadagna da vivere dalla vendita dei propri prodotti o servizi.
Youtube al fine di aumentare i propri guadagni ha un solo obiettivo: fare in modo che quante più persone possibili arrivino sulla piattaforma e vi rimangano il più a lungo possibile. Per fare ciò ha messo in atto una serie di strategie e di strumenti volti proprio a massimizzare il tempo di sessione.
Le playlist, i video suggeriti che appaiono al termine di una visualizzazione e quelli che appaiono ai lati mentre stiamo guardando un video sono solo un paio di esempi.
Ma non solo. C’è un fattore ancora più importante. Da ormai 5 anni l’algoritmo premia in maniera considerevole i video che mantengono alto il tempo di sessione e il tempo di visualizzazione.
Questo significa che se un video tiene lo spettatore a lungo sulla piattaforma sarà premiato dall’algoritmo di Youtube, che farà in modo non solo di posizionarlo meglio di altri video che non hanno questa caratteristica nei risultati di ricerca, ma anche tra i video suggeriti.
Come detto dall’altra parte abbiamo invece il professionista o l’azienda il cui scopo è quello di mostrare il video il tempo necessario per far sì che lo spettatore venga in contatto con la propria realtà, per poi cliccare su un link o su una scheda ed abbandonare la piattaforma per visitare il sito.
Quindi è evidente che ci sono due interessi contrastanti: da un lato Youtube premia i video che non fanno uscire lo spettatore dalla piattaforma. Dall’altro abbiamo il professionista che invece vorrebbe che lo spettatore abbandonasse il prima possibile Youtube per poter essere contattato.
Facendo questo però il suo video potrebbe essere penalizzato dall’algoritmo, perdendo posizioni nei risultati di ricerca e opportunità tra i video suggeriti, diminuendo quindi le probabilità di essere trovato dai suoi potenziali clienti.
PAROLA CHIAVE: SPERIMENTARE
Come fare quindi? La chiave, come in altre cose, è trovare il giusto equilibrio per la propria situazione. Di sicuro ignorare quanto detto finora, fingendo che il problema non esista e mettendo perciò in atto tutte le strategie possibili per far uscire lo spettatore da Youtube per atterrare sul proprio sito non è di sicuro una buona idea.
Ma non lo è nemmeno mantenerlo troppo a lungo sulla piattaforma senza mai cercare di portarlo sul proprio sito e presentare la propria offerta.
Quello che mi sento di suggerire è sicuramente di sperimentare un pò. E’ importante cercare di mantenere un buon watch time, ossia tempo di visualizzazione e un buon session time, ossia tempo di sessione, e quando è il momento giusto inserire una chiamata all’azione per visitare il proprio sito web.
Questo equilibrio può essere trovato quando abbiamo un canale che cresce in maniera costante, sia in termini di visualizzazioni che di iscritti, e un flusso costante di visitatori al nostro sito web da Youtube.
Per trovarlo la sezione analytics ci viene in aiuto. E’ infatti abbastanza facile scoprire quali sono i contenuti video che mantengono di più gli spettatori attaccati e quali meno e soprattutto tramite la curva di fidelizzazione possiamo scoprire per ogni video a quale istante la maggior parte degli spettatori abbandona la visione.
Potrebbe essere un buon metodo inserire le call to action in quei punti. Avendo infatti lo spettatore deciso di abbandonare il video in quel punto, tanto vale provare a portarlo sul nostro sito per evitare che magari vada a vedere video di concorrenti.
Quindi il mio suggerimento è quello di sperimentare fino a trovare il giusto equilibrio tra un canale che cresce e il numero di visitatori al nostro sito aumenta allo stesso tempo.